Sarà capitato a tutti di non essere invitati ad una festa, di aver ricevuto un no alla richiesta di un appuntamento, di non essere stati salutati al nostro arrivo.
Molto spesso non riusciamo ad ammettere che anche nella più insignificante delle situazioni, ricevere un rifiuto provoca un dolore emotivo significativo.
L’esperienza del rifiuto è tra le più dolorose. La ragione di ciò si ritrova nel nostro passato di specie sociale; prima della civilizzazione, essere rifiutati ed esclusi dal proprio gruppo di appartenenza, voleva dire perdere ogni possibilità di appoggio e poteva significare la morte. Per questo motivo ancora oggi, la percezione di qualunque forma di rifiuto riattiva un antico sistema di allarme che fa scattare in noi quella sensazione che tutti abbiamo imparato a riconoscere.
Se i rifiuti più lievi guariscono in fretta, altri possono progredire e danneggiarci: essere rifiutati e lasciati da un partner, licenziati o esclusi socialmente sono gli esempi più comuni.
Siccome il rifiuto causa essenzialmente:
- un danno all’autostima
- un dolore persistente e un turbamento a livello del pensiero
- un eccesso di rabbia
- un bisogno di accettazione
per curare il dolore da rifiuto dobbiamo concentrarci su questi elementi.
Primo rimedio – Depotenziare le critiche su sé stessi
A cosa serve: allevia il dolore emotivo
- Elenca per iscritto tutti i pensieri critici che fai a proposito di te stesso e di un determinato rifiuto (ad es. non è voluta uscire con me perché non sono abbastanza attraente).
- Allenati a ricercare varie “controargomentazioni” in grado di confutare la tua prima ipotesi: se alcune saranno più plausibili e aderenti alla realtà mentre altre più fantasiose, non è importante. Sforzati di trovarne diverse (ad es. ha una situazione in sospeso con il suo ex, oppure potrebbe essere una persona spaventata dalla possibilità di iniziare una nuova storia, oppure non corrispondo alle preferenze di quella persona ma questo non vuol dire che io abbia qualcosa che non va, oppure, mi hanno detto che tendo ad essere piuttosto serio nelle situazioni e a mostrare la mia competenza e magari ciò mette a disagio l’altra persona che si considera non all’altezza, nonostante le apparenze ecc. ecc.).
- Ogni volta che ti accorgi di essere autocritico, ricordati di trovare delle “controargomentazioni” da contrapporre ai tuoi pensieri automatici.
Secondo rimedio – Riscoprire ciò che si da per scontato
A cosa serve: lenisce l’autostima danneggiata
- Elenca quattro caratteristiche che apprezzi di te che sai di possedere; magari te le hanno fatte notare amici e parenti in passato, professori, partner ecc. Attieniti all’ambito ristretto in cui hai subito il rifiuto (se sei stato rifiutato da un amico, non ricercare le tue qualità lavorative e viceversa. Ad es. potresti scrivere leale, disponibile, divertente, buon ascoltatore ).
- Fai una classifica delle tue qualità in base a quelle che ritieni più importanti.
- Scegli le prime due e per ognuna scrivi:
– perché quella caratteristica è importante per te;
– cosa ha comportato il fatto di possederla;
– come saresti senza e come ti comporteresti se non avessi quella qualità.
Terzo rimedio – Evitare le disconnessioni
A cosa serve: aumenta il senso di appartenenza, placa la rabbia e l’aggressività, diminuisce i sentimenti depressivi
Quando subiamo un rifiuto la nostra prima reazione può essere di ritiro e isolamento. Questo andrebbe evitato in ogni modo
- Pensiamo immediatamente alla nostra rete sociale, alle relazioni significative
- Troviamo un modo per trascorrere un po’ di tempo con loro stando attenti a non interpretare una loro eventuale scarsa dedizione come un ulteriore rifiuto (le persone tendono naturalmente a sottostimare il livello di sofferenza altrui). Organizziamo una breve uscita con un amico, oppure procuriamoci un invito a cena dai nostri parenti.
- Se questo non è possibile, dobbiamo cercare dei modi alternativi: scorriamo la rubrica e facciamo qualche telefonata, magari contattando qualcuno che non sentiamo da molto tempo, oppure utilizziamo i social network per scambiare qualche battuta e parlare del più e del meno (non scarichiamo necessariamente tutta la nostra frustrazione sugli altri). Anche se non si ha voglia, bisogna sforzarsi di farlo. Ci si sentirà meglio dopo.
- Se questo non è possibile ricerchiamo in casa gli elementi che ci ricordano i nostri affetti e che non siamo soli: recuperiamo le fotografie dai cassetti, i video, gli oggetti che abbiamo ricevuto in regalo.
- Quando ripristiniamo uno stato di calma, e soprattutto se andiamo incontro a rifiuti frequenti, dovremmo iniziare seriamente a pensare se gli ambienti che frequentiamo, i gruppi di amici e i partners sono veramente in grado di soddisfare i nostri bisogni o se non sarebbe il caso di introdurre qualche cambiamento importante nelle nostre frequentazioni.
Nota: se il rifiuto che hai subito è profondo, se nonostante l’applicazione di questi rimedi la tua autostima non è migliorata e se il livello della tua rabbia è molto elevato, al punto da metterti in seria difficoltà, ad esempio se senti l’impulso di fare del male agli altri o a te stesso, prendi in considerazione l’opportunità di rivolgerti ad un professionista.