Possiamo definire il pessimismo in termini di una generale visione negativa di Sé, degli altri e del futuro.
Quando assumiamo questa configurazione si formano in noi degli schemi di pensiero che funzionano in un modo particolare: intorno all’idea negativa che si ha di sé (ad es. sono inadeguato) la percezione e l’interpretazione di quello che ci capita segue un percorso che è già prestabilito. E cioè:
- tutto quello che conferma il nostro schema negativo (sono inadeguato) passerà e verrà preso in considerazione, rafforzando e rendendo più giustificata l’idea di partenza;
- tutto quello che va contro il nostro schema (ad. esempio le prove di una effettiva competenza e padronanza), rimbalzerà sui nostri sistemi percettivi e verrà ignorato.
Si tratta di una distorsione cognitiva che affligge il nostro pensiero. Spesso definita astrazione selettiva, opera al di fuori della coscienza e le sue conseguenze sono importanti.
Come opporsi a questa tendenza?
A causa delle distorsioni cognitive, la nostra mente genera pensieri negativi relativamente a una serie di circostanze: che si tratti della opportunità di una nuova carriera, della possibilità di conoscere gente nuova, di sviluppare interessi appaganti, di portare avanti una relazione intima soddisfacente, gli scenari che ci si prefigurano saranno inevitabilmente tragici.
- La prima cosa da fare quindi, consiste proprio nel contrastare questa tendenza a generare scenari catastrofici.
Ad esempio se pensando a un colloquio di lavoro potrebbero prendere forma del tutto spontaneamente immagini in cui ci ritroveremo in grande imbarazzo, in cui saremo colti impreparati, dove magari ci renderemo anche ridicoli. Senza accorgercene, possiamo passare così tanto tempo in compagnia di pensieri del genere, da accettarli e lasciarci convincere che essi siano la realtà, invece che solamente idee.
In questo modo, sarà piuttosto probabile che quando arriverà il momento, saremo così in preda all’insicurezza che colti dal panico, finiremo per far accadere proprio quello che volevamo evitare.
Quando ci rendiamo conto della nostra tendenza ad immaginare scenari negativi, sotituiamoli con altri di segno opposto.
Immagineremo quindi che il colloquio andrà bene, saremo accolti gentilmente e con serietà, riusciremo a dimostrare adeguatamente la nostra competenza sul campo ecc.
- Gli schemi mentali negativi e depressogeni (tutti prima o poi ne sviluppiamo qualcuno, l’importante è accorgersene), agiscono anche facendoci percepire in maniera peggiore le intenzioni e i sentimenti altrui nei nostri confronti.
Sarà più alta la probabilità di interpretare erroneamente reazioni e comportamenti innocenti e benevoli degli altri e come conseguenza prendere decisioni determinanti sulla base delle nostre impressioni non verificate.
Ad esempio, stiamo camminando in una strada affollata, incrociamo il nostro migliore amico in compagnia di un’altra persona, è a pochi metri da noi ma passa oltre senza salutarci. Se penseremo che non ha voluto salutarci perché troppo occupato o perché ormai ha trovato persone migliori di noi con cui trascorrere il tempo, probabilmente la nostra reazione sarà una forte rabbia mista a tristezza e delusione. Potremmo rincorrerlo e fare una scenata, oppure potremmo tornare a casa frustrati e decisi a cancellarlo dalla nostra vita per sempre.
Quando scopriamo in noi la tendenza ad attribuire agli altri la responsabilità di ogni cosa fermiamoci e poniamoci seriamente queste domande:
- Quali sono le prove che confermano la mia idea, il mio pensiero? (Mi ha proprio visto. Era impossibile che non mi vedesse).
- C’è qualche prova che potrebbe confutare la mia versione? (La strada era veramente molto affollata).
- Ci sono modi alternativi per interpretare la situazione? (Quella persona poteva essere qualcuno che gli stava dando una brutta notizia. Magari era preoccupato e non prestava attenzione ai passanti).
- Ci sono fatti che sto trascurando o ignorando? (Il nostro rapporto è sempre stato ottimo. L’ultima volta ci siamo divertiti insieme).
- Potrei interpretare diversamente questo fatto se non fossi nella situazione in cui sono? (Effettivamente avevo appena litigato con la mia compagna; penso che sarebbe veramente terribile se anche i mei amici se ne “andassero” da un momento all’altro).
- La terza mossa per contrastare il pessimismo, è la più semplice di tutte, ma anche la più difficile.
Siccome certi schemi pessimistici ci fanno percepire una situazione peggiore di quanto non sia in realtà, la possibilità che le cose vadano meglio, è sempre possibile.
E’ sufficiente sapere questo. Il passo successivo (il difficile) è fare qualcosa, qualsiasi cosa, purché interrompiamo il circolo vizioso della rimuginazione mentale; in questo tipo di attività mentale in cui si rimane immobili pensando e ripensando incessantemente a ciò che è successo o a ciò che dovrà succedere, ruminando sempre gli stessi contenuti mentali proprio come fanno certi animali, non si giunge mai ad alcun beneficio reale.
Quello che bisogna fare è agire! Non vi deve piacere, dovete farlo e basta.
immagine: Istituto A.T. Beck