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Perchè un pronto soccorso psicologico?

Proprio come una cassetta di primo soccorso, questa pagina è divisa in scomparti: in ognuno troverai dei rimedi semplici ed efficaci per curare i tipi più comuni di ferite psicologiche.

Quando parliamo di “curare” le ferite psicologiche stiamo considerando essenzialmente di occuparci delle nostre emozioni.

Incredibilmente però, tutti noi siamo piuttosto impreparati ad intervenire in questo campo, e senza rendercene conto ci esponiamo a grandi rischi per la salute.

Le ferite fisiche (graffi, tagli, fratture), hanno qualcosa in comune con quelle psichiche; cosa accade se ci facciamo un taglio con un ferro arrugginito e non lo medichiamo? Se trascuriamo dei sintomi quando invece dovremmo recarci dal medico? Se dopo una frattura non ci preoccupiamo di immobilizzare la parte danneggiata?

Ai primi sintomi di sofferenza, piuttosto che sopportare, dobbiamo occuparci delle cose che ci impediscono di vivere al meglio. Questo evita che le nostre ferite psicologiche possano “infettarsi” e trasformarsi in un problema più grave.

 

 

>Trattare il dolore del rifiuto<

>Trattare il dolore della solitudine<

>Combatti il pessimismo in 3 mosse<

..altri rimedi in arrivo

 

Perché quando si tratta di emozioni siamo così poco preparati?

“Se chiedessi a un bambino di 10 anni che cosa devi fare se ti viene un raffreddore, lui ti direbbe immediatamente di metterti a letto e bere un brodo caldo. Se gli chiedessi che cosa devi fare se ti fai un taglio a un ginocchio, ti direbbe di pulire la ferita (o disinfettarla) e bendarla.
Se poi gli domandassi perché è necessario fare tutte queste cose, lui ti risponderebbe che tali cure favoriscono la guarigione e prevengono mali peggiori: il raffreddore può diventare polmonite, le ferite possono infettarsi…
Ma se chiedessi a un adulto che cosa devi fare per alleviare il dolore bruciante di un rifiuto, la devastazione della solitudine o l’amara delusione di un insuccesso, vedresti che ti saprà dire ben poco sulla cura di queste ferite psicologiche comuni”.
(Guy Winch)

 

Riconoscere le proprie emozioni, svilupparle, affinarle e saperne parlare consapevolmente ad altri, è una capacità che viene indicata come intelligenza emotiva.

Non dobbiamo dimenticare è che un alto livello di intelligenza emotiva è correlato ad un livello di salute più alto, mentre un livello mediocre è associato spesso ad una qualità della vita più scadente, oltre che a un maggior numero di disturbi psichiatrici e fisici (cardiovascolari, infettivi, neoplastici).

Come possono i fatti mentali e psicologici farci ammalare di “vere” malattie?

La ragione è molto semplice: il nostro organismo non fa alcuna distinzione tra mente e corpo ma è più interessato a mantenere l’omeostasi, cioè una particolare condizione di equilibrio che ci permette di funzionare sempre al meglio. Quando qualcosa -qualsiasi cosa- impedisce all’organismo di ripristinare l’omeostasi, consumiamo molta energia e dobbiamo mettere mano alle nostre riserve… e se anche queste dovessero esaurirsi, ben presto ci ammaleremmo.

Per potersi mantenere in salute, il nostro organismo tiene molto in considerazione il bilancio emotivo: le emozioni positive ricaricano le nostre riserve, per cui più emozioni positive sperimentiamo, meno ci ammaliamo e più a lungo viviamo.

In che modo le emozioni possono “ammalarsi”?

Le emozioni si sviluppano essenzialmente all’interno delle relazioni umane. Si tratta di uno sviluppo che ha inizio fin dalla nascita e durerà per tutta la vita.

Senza mezzi termini esistono relazioni che sono qualitativamente migliori di altre. Quando lo sviluppo emotivo non è ottimale, a causa di una serie di motivi che vanno da un’accudimento incoerente a traumi e condizioni di vita difficili, la probabilità di sviluppare malattie fisiche e psichiche in età adulta aumenta in maniera esponenziale.

Uno sviluppo emotivo carente può prendere diverse forme:

l’alessitimìa che provoca un mancato riconoscimento delle emozioni e produce una condizione esistenziale caratterizzata da sintomi fisici e malesseri apparentemente inspiegabili;

la depressione, dovuta ad un eccesso di quella classe di emozioni che si sviluppano tutte dalla tristezza;

l’ansia, dove perdiamo il controllo dell’emozione della paura;

le personalità narcisistiche, che si sviluppano quando nessuno nelle relazioni importanti ha dimostrato interesse nel rispecchiare le nostre emozioni;

le personalità borderline, dove le emozioni sono instabili, cambiano repentinamente, spaventano, disorientano;

le personalità psicopatiche e criminali, dove le emozioni vengono manipolate e disprezzate al fine di trarne un vantaggio;

infine le psicosi, il vero e proprio inferno emotivo dove le sensazioni diventano così forti e incontrollabili da rompere il contatto con la realtà.