In Italia il numero delle separazioni e dei divorzi supera il 40% del totale dei matrimoni celebrati. Non è esattamente un numero trascurabile. Dunque che succede?
Diverse ricerche che hanno studiato il fenomeno “crisi matrimoniale” rivelano che il modo in cui pensiamo al matrimonio ha una grande influenza sull’andamento del matrimonio stesso.
In particolare, chi crede a queste 4 vecchie concezioni sul matrimonio è più a rischio di divorzio.
1. Vivere insieme prima di sposarsi è meglio (Falso)
Molti credono che convivere prima di sposarsi possa essere un banco di prova per capire “se funziona”. Bene. E’ esattamente il contrario.
Quando le persone si sposano dopo aver vissuto insieme per un periodo di tempo, devono affrontare la medesima questione di chi non ha coabitato: è solo dopo essersi sposati che le vostre idee (e quelle del vostro coniuge) su come il matrimonio dovrebbe essere, vengono rivelate.
Queste concezioni di solito non vengono affrontate e rimangono indiscusse durante la convivenza: si tratta di orientamenti che dipendono dallo sviluppo infantile, dalla percezione che abbiamo avuto del matrimonio dei nostri genitori e dalle aspettative personali. Alcune persone che si sono sentite a posto quando il loro partner si comportava in un certo modo, possono iniziare a sentirsi a disagio nella medesima situazione dopo il fatidico “SI”.
Una ricerca autorevole sull’infedeltà (J.Treas; D.Giesen; 2000) ha rivelato che le persone non sposate che vivono insieme sono mediamente più infedeli rispetto alle persone che sono sposate; è stato osservato che prima di tradire, le persone sposate fanno un’analisi più seria costi/benefici prima di lasciarsi andare totalmente alla passione e alla lussuria.
La stessa ricerca, e ciò è impressionante, ha trovato che nel 39% delle coppie conviventi esisteva almeno un caso di tradimento. Si tratta di una statistica da tenere bene a mente.
2. Litigare è normale e sano (Falso)
Non è sempre vero. La cosa certa è che è più importante il “come” si discute piuttosto che l’argomento delle liti in se.
Una ricerca(2) ha dimostrato che nei matrimoni in crisi la causa delle liti è di solito una caratteristica ben precisa del coniuge, come ad esempio il suo egocentrismo, la sciatteria, ecc. Al contrario nei matrimoni felici, più stabili, gli sposi tendono a minimizzare gli eventi negativi e a trovare cause esterne per spiegare il disaccordo.
Prendiamo questo esempio.
Diciamo che avete chiesto al vostro coniuge di passare in lavanderia a ritirare i vestiti dopo il lavoro e di tornare a casa in tempo per cena.
Lui (o lei) arriva con quasi due ore di ritardo e per di più senza vestiti. Vi spiega che c’è stato un imprevisto al lavoro che ha costretto tutti a rimanere fino a tardi e si è completamente dimenticato della commissione e di che ora fosse.
Ovviamente siete infastiditi. Ma accettate la spiegazione e siete comprensivi, o non perdete l’occasione per ricordare come non ci possa mai fidare, come non si possa mai chiedere niente, perché tanto la famiglia viene sempre dopo il lavoro?
Questo gioco è altamente distruttivo ed è un forte predittore di divorzio.
Provate ad analizzare il vostro rapporto: dovete sapere che se volete che il vostro matrimonio abbia una possibilità di successo, la proporzione tra interazioni positive/negative dovrebbe essere come minimo di 5:1.
3. Va bene essere diversi (Falso)
E’ abbastanza vero che gli opposti spesso si attraggono, ma alcune differenze possono essere ostacoli insormontabili.
Uno di questi è il “coping“, ovvero in quale personale maniera tendiamo ad affrontare i problemi. Le persone utilizzano di solito 3 tipi di coping:
- task-oriented: è caratteristico dei soggetti che tendono ad analizzare la situazione e ad affrontarla in maniera diretta;
- emotion-oriented: caratterizza i soggetti che affrontano, invece della situazione, le proprie
reazioni emotive e cercano un supporto sociale; - distraction-oriented: è propria di coloro che si immergono nel lavoro, nelle attività, per
non pensare alla situazione stressante.
Queste modalità di affrontare le situazioni stressanti riguardano caratteristiche stabili all’interno della persona; può essere molto difficile trovare un accordo con qualcuno che ha un orientamento diverso dal nostro, poichè di solito questo implica differenze profonde nel modo di concepire sé stessi e gli altri.
Alcune differenze sono dannose per la salute coniugale e difficili da risolvere. La psicoterapia di coppia in ogni caso si è dimostrata efficace.
4. “Le relazioni precedenti del mio partner non hanno importanza” (Falso)
Quante volte lo abbiamo ripetuto? Vogliamo credere che quello che il nostro partner ha fatto prima non ci importi e che certe cose con noi non succederanno (ad es. i tradimenti).
Tuttavia molto spesso le relazioni sessuali dei nostri partner sono motivo di discussione; in più, i modelli di comportamento tendono a persistere e, a meno di intervenire in modo mirato, la personalità è sostanzialmente stabile nel tempo. Uno studio sull’infedeltà afferma che ogni partner sessuale avuto dai 18 anni fino all’età del matrimonio aumenta il rischio di infedeltà dell’1%. Potete fare da soli il calcolo!
Per concludere…
Al di là delle statistiche, quello che è più importante è ciò che una persona pensa circa sé stesso, perché la propia teoria di sé influenza sia il comportamento sia la capacità di affrontare le situazioni. Ci sono persone che credono che la loro intelligenza, il modo di comportarsi e la personalità sono fissi. Queste persone sono candidati improbabili per discutere di cambiamento.
Al contrario le persone con una teoria malleabile di sé, credono che il cambiamento è possibile, anche se ciò richiede uno sforzo. E’ dimostrato che queste persone sono più aperte all’apprendimento, in grado di affrontare il fallimento, di affrontare le sfide, e in grado di lavorare insieme sulle difficoltà di relazione.
Quindi, forse, una buona domanda da fare un potenziale coniuge è se la sua teoria del sé è fissa o malleabile. Il vostro futuro può dipendere da questo.
Treas, Judith and Deidre Giesen. “Sexual Infidelity Among Married And Cohabitating Americans,“ Journal of Marriage and the Family (2000), 62, 48-60.
(2)Fincham, Frank D. and Thomas N. Bradbury,” Assessing Attributions in Marriage: The Relationship Attribution Measure,” Journal of Personality and Social Psychology (1992), vl.2, no.3, 457-468.
Liberamente tratto da (fonte dell’articolo)